Pensando alle quote societarie, il pensiero che mi sorge spontaneo è “Quando sei ricco, sei ancora più ricco”.

Mi spiego meglio… Sappiamo tutti come funziona il nostro sistema economico, forse però, a volte, ci dimentichiamo che molte storiche famiglie ricche controllano imperi con pochissima ricchezza reale.

Molti sfruttando il potere delle cosiddette piramidi societarie, chiamate anche scatole cinesi, che riescono a controllare intere aziende, con quote percentuali relativamente basse che si aggirano intorno al 30% e anche molto meno.

Il ruolo assunto è quello di azionisti di maggioranza relativa, molti dei quali, stipendiati con cifre a sei zero per non fare assolutamente nulla tranne qualche apparizione in trasmissioni televisive o sui giornali per sostenere che “va tutto bene”.

Sono, per la maggior parte, aziende, fondate dai nonni e bisnonni degli attuali eredi, che hanno ormai perso il migliore periodo storico di crescita. Società che, per la maggior parte, non hanno più al vertice soggetti con le capacità di business dei fondatori, fautori dell’evoluzione aziendale fino alla dimensione odierna. 

Sul mercato italiano, possiamo argomentare casi sbalorditivi di famiglie che, grazie a incroci azionari, patti di sindacato e amicizie varie, con una manciata di milioni di euro, controllano aziende da svariati miliardi di capitalizzazione.

Chi ne fa le spese? Certamente il piccolo azionista che acquista le sue quote azionarie pensando di fare un buon investimento.

Fuori dai salotti buoni, il piccolo azionista investe denaro reale, risparmiato con il sudore della fronte, in aziende che hanno crescite modestissime. Società il cui unico impegno è far aumentare il patrimonio dei “padroni” a spese delle società stesse, gonfiando consulenze e stipendi dirigenziali.

Prima di investire in un’azienda che, negli ultimi anni, ha avuto una crescita stagnante (e ce ne sono tantissime specialmente sul FTSE MIB…), fate uno studio approfondito riguardo chi siano gli azionisti di queste stesse aziende.

Scoprirete che il maggiore azionista, con una percentuale che si aggira intorno al 20-30% di quote societarie, è un’altra società, anch’essa probabilmente quotata e controllata da una società terza, la Holding.

La quota azionaria, anche per questa società, sarà bassa rispetto al capitale totale.

Se vi fermate a fare due rapidi calcoli, scoprirete che, con una quota minima di capitale, queste società riescono ad avere il controllo di grandi fette di mercato!

Dalla Holding finanziaria, che è la cassaforte di famiglia e che si pone in cima alla catena di comando, vengono amministrate decine di società con capitalizzazione aggregate di molto maggiori rispetto ai soldi veri che sono stati investiti.

È importante verificare sempre che le società siano libere da questi intrecci complicati di governance. Società nelle quali le crescite sono esigue in termini di fatturati e utili che riempiono unicamente le tasche di manager e amministratori collegati alle famiglie controllanti.

La scelta migliore è comprare azioni di società più libere. Realtà societarie nelle quali l’azionista forte non è un padre padrone ma un soggetto che ha veramente l’interesse di accrescere:

  • la ricchezza dell’azienda
  • le quote di mercato

facendo il bene di tutti gli azionisti.

Il mio nome è Luca Fiandaca e sono un investitore professionista profittevole nei mercati finanziari azionari. Inventore del brand Azioni Sicure.

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